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Dieta chetogenica: è efficace o è una moda?

Che cos’è la dieta Chetogenica

La dieta chetogenica è nata come protocollo dietetico utilizzato fin dal lontano 1920 a livello clinico per disturbi di natura neurologica e col tempo si è evoluta con validi riscontri anche per applicazioni alla terapia nutrizionale mirata al calo ponderale.

Tutt’oggi è al centro di numerose ricerche scientifiche per le sue possibili implicazioni positive nel trattamento di pazienti con disturbi di tipo neurologico come epilessie refrattarie al trattamento farmacologico, emicrania, morbo di Parkinson e Alzheimer; per quanto riguarda invece il suo impiego nella terapia dietetica sono ormai abbastanza forti le evidenze a sostegno di una sua efficacia nella trattamento dell’obesità grave soprattutto in presenza di dismetabolismi, ipertensione e resistenza insulinica o diabete di tipo 2.

Molte istituzioni ne hanno riconosciuto l’utilità in campo clinico come il Sistema Sanitario Nazionale della Gran Bretagna (NHS); l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha imposto dei requisiti minimi in termini di ripartizione dei nutrienti almeno nel caso della VLCKD che sarà specificata in seguito. Indicazioni sul suo utilizzo sono state rilasciate anche dalla ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica) come anche la SIE (Società Italiana di Endocrinologia) ha riassunto le evidenze scientifiche in termini di benefici con annesse specifiche controindicazioni.

Meccanismi fisiologici della chetogenesi

Il regime dietetico di tipo chetogenico è in grado di indurre e mantenere uno stato cronico di chetosi che è una condizione metabolica in cui vengono utilizzati i corpi chetonici come fonte energetica.

In un’alimentazione normale e bilanciata, per esempio la dieta mediterranea, il glucosio rappresenta la fonte energetica primaria e anche la sua scarsa assunzione nel breve periodo porta il nostro organismo a utilizzare le riserve epatiche e muscolari di glicogeno per mantenere un livello glicemico normale a livello ematico. Protrarre questo periodo di carenza glucidica nel tempo (3-4 giorni) porta a uno “shift” del metabolismo energetico che va a sfruttare i depositi adiposi ed in particolare i trigliceridi che ridotti alle sue molecole elementari (acidi grassi) sintetizzano appunto corpi chetonici.

Nonostante la carenza di glucosio il livello glicemico nel sangue viene però mantenuto costante anche se basso grazie a vie metaboliche particolari che sfruttano il glicerolo (dai trigliceridi) e gli aminoacidi mediante un processo di gluconeogenesi. I corpi chetonici raggiungono perciò una concentrazione ematica maggiore del glucosio e superando la barriera ematoencefalica “nutrono” il cervello, inoltre la loro azione a livello ipotalamico sopprime lo stimolo della fame.

Come e per quanto si mantiene la chetosi e che caratteristiche nutrizionali ha la dieta in questione?

Bisogna fare una premessa importante: la chetosi di cui si parla non è la chetoacidosi diabetica che ha un’altra causa e per lo più effetti tossici e negativi per il nostro organismo, inoltre rimane sempre un meccanismo di emergenza del nostro corpo per far fronte a periodi di carestia; perciò non essendo il meccanismo metabolico energetico preferenziale non può essere mantenuto per tanto tempo.

Generalmente uno stato di chetosi secondo le linee guida non deve essere protratto per più di 12 settimane. Mantenere una condizione di chetosi comporta quindi dover rispettare degli equilibri tra macronutrienti (carboidrati, proteine e lipidi) oltre a un continuo sostentamento mediante integratori vitaminici e fibre.

Esistono diversi tipi di diete che portano a chetosi, tra queste ricordiamo:

  • dieta chetogenica classica: 90% lipidi, 7% proteine, 3% carboidrati. È la dieta chetogenica originale, utilizzata soprattutto in ambito clinico in casi di epilessia resistente ai farmaci in bambini e adolescenti più che nella terapia nutrizionale dell’obesità;
  • dieta Atkins modificata: 60-70% lipidi, 23-30% proteine, 5% carboidrati. Non restrittiva in termini calorici, più semplice da seguire nel lungo periodo e sempre in ambito clinico con una maggiore versatilità e quindi applicabilità in concomitanza a condizioni di obesità;
  • dieta MCT (o supplementata in trigliceridi a catena media): 90% lipidi, (di cui il 30-di trigliceridi a catena media), 10% proteine, 15-20% carboidrati. Presenta maggiori effetti collaterali (disturbi gastrointestinali) per via dell’uso di MCT presenti in grande quantità in olio di cocco e altri vegetali, ha una chetosi molto elevata paragonabile a quella della chetogenica classica;
  • dieta VLCKD (very low calorie ketogenic diet) che è anche quella attualmente più utilizzata nella terapia nutrizionale e che da anni sta sostituendo la dieta chetogenica classica nelle applicazioni cliniche. È una dieta fortemente ipocalorica e normoproteica e con un basso contenuto in lipidi almeno rispetto alle precedenti. La sua diffusione e il suo successo è dovuto in quanto induce una chetosi molto stabile con riduzione del senso di fame, portando ad una maggiore “compliance” da parte del paziente con meno effetti collaterali.

Le fasi della dieta VLCKD

Generalmente la dieta chetogenica si compone di 4 fasi: fase di dimagrimento e di transizione, fase di mantenimento e rieducazione alimentare. Le prime due hanno circa la stessa lunghezza in termini temporali (in media 40 giorni ciascuna).

Si parte quindi da un quasi totale utilizzo di pasti sostitutivi ad alto contenuto proteico e di fibre per il controllo della fame con consumo regolare di verdure e acqua e supplementazione vitaminica e minerale. Successivamente si verifica la sostituzione di un pasto sostitutivo con almeno un pasto convenzionale proteico. Raggiunto il peso ideale si esce dallo stato di chetosi con quindi un aumento dell’introito calorico dovuto ad un inserimento graduale di carboidrati con maggiore presenza di pasti convenzionali proteici e un solo parziale utilizzo dei pasti sostitutivi. Si termina con l’inserimento di ulteriori gruppi alimentari come frutta e legumi, sospensione dei pasti sostitutivi e quota totale dei carboidrati intorno al 45%.

Benefici della dieta VLCKD

  • Miglioramento dei marker metabolici e di infiammazione
  • rapida perdita di peso
  • effetto stabilizzante dell’umore da parte dei corpi chetonici
  • inibizione del senso di fame
  • riduzione selettiva della massa grassa con buona protezione di quella magra.

L’attività fisica durante la dieta chetogenica è raccomandata ma di tipo leggero e non aerobico durante la fase di dimagrimento, nelle altre fasi si può aumentare l’intensità delle sedute di allenamento con introduzione anche di attività motoria di tipo aerobico.

Effetti collaterali

  • Stipsi o diarrea: anche se non comuni si potrebbero verificare per il cambio radicale delle abitudini alimentari.
  • Cefalea: si può manifestare nei primi giorni di dieta fino a stabilizzazione della chetosi.
  • Fame: possibile presenza nei primi giorni di dieta ma che generalmente viene poi controllata dall’effetto “anoressizzante” dei corpi chetonici che agiscono a livello ipotalamico.
  • Alitosi: causata dall’eliminazione di acetone tramite le vie respiratorie.

Per chi è consigliata

  • La dieta chetogenica è indicata in caso di obesità grave o complicata da ipertensione
  • diabete di tipo 2
  • dislipidemia
  • sindrome metabolica
  • osteopatie
  • dimagrimento necessario pre-chirurgia bariatrica o per operazioni chirurgiche imminenti
  • steatosi epatica non alcolica
  • epilessia farmaco-resistente.

Controindicazioni

Non è applicabile in caso di:

  • gravidanza e allattamento
  • disturbi gravi di tipo psicologico e comportamentale
  • abuso di alcol o di altre sostanze che creino dipendenza
  • insufficienza epatica e renale
  • diabete di tipo 1
  • porfiria
  • deficit di carnitina
  • infezioni severe in atto
  • recente ictus o infarto miocardico acuto, angina instabile e insufficienza cardiaca
  • pazienti anziani fragili
  • presenza di alcune patologie auto-immuni.

Conclusioni

Non è sicuramente una dieta che si presta al fai da te come anche non può essere definita una dieta alla moda in quanto l’accesso ai protocolli dietetici avviene in seguito ad attenta anamnesi da parte di personale qualificato; l’utilizzo sconsiderato e la non completa conoscenza della propria condizione fisiopatologica può essere perciò controproducente.

È sicuramente un protocollo alimentare valido grazie alle sempre più crescenti evidenze sulla sua utilità in campo clinico e nella terapia nutrizionale dell’obesità; va però sempre ricordato, soprattutto in riferimento a quest’ultima, che la dieta in questione non rappresenta una “dieta” nel suo significato classico e cioè uno “stile di vita” ma è da considerarsi come uno strumento utile, provvisorio ed a volte risolutivo mirato però alla reintroduzione di un regime alimentare equilibrato secondo i dettami della dieta mediterranea.

Se stai cercando un professionista preparato che ti segua per la tua dieta chetogenica a Udine, puoi contattarmi senza impegno.

 

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