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La carne rossa fa male? Verità e falsi miti

Negli ultimi anni si è acceso il dibattito su quanto la carne rossa possa essere nociva alla salute, intendendo per carne rossa sia il prodotto fresco che quello lavorato o processato (es. salumi e insaccati). Soprattutto nel mondo occidentale, infatti, il suo consumo è molto frequente come anche non è sottovalutabile, a livello di popolazione, l’incremento dei problemi a livello cardiovascolare e la diffusione di neoplasie a livello intestinale. Si è quindi cercato di indagare scientificamente se ci fosse o no un legame tra il consumo di questo alimento e le patologie in questione. In questo articolo cercheremo di passare in rassegna verità e falsi miti sulla carne rossa.

La carne rossa fa male?

Sono in molti i consumatori che si chiedono se la carne rossa faccia male o meno. Gli esperti sono concordi nel ritenere che un consumo ridotto di questo alimento non crei alcun tipo di problema. Il problema vero e proprio nasce quando la frequenza di consumo o la “dose settimanale” è piuttosto elevata.

Nel 2015 l’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha definito la carne rossa fresca come probabilmente cancerogena inserendola in classe 2A mentre ha definito quella processata come sicuramente cancerogena inserendola in classe 1. Le classi di cancerogenicità riguardano la presenza di prove scientifiche relative alla patogenicità dell’alimento; quindi, più è alta la classe più ci sono prove a sostegno della tesi.

La pericolosità delle carni rosse, nello specifico di quelle lavorate, dipende dalla presenza di molecole come nitriti e nitrati che interagendo con il nostro organismo possono creare intermediari molecolari cancerogeni come le nitrosammine. Sulle carni rosse fresche persistono sospetti relativi alla presenza di ferro eme e grassi saturi.

La carne rossa fa bene?

D’altro canto, è opportuno tenere conto del fatto che tutta la carne, e quindi anche la carne rossa, è una preziosa fonte di proteine definite ad alto valore biologico che quindi ci forniscono tutti gli amminoacidi essenziali di cui abbiamo bisogno nella nostra dieta quotidiana.

Sono presenti, inoltre, alcuni minerali come lo zinco e vitamine importanti come la B12 che è quasi esclusiva degli alimenti di origine animale ed è necessaria per l’eritropoiesi quindi per la formazione di globuli rossi oltre che per la sintesi del DNA e della mielina, la guaina che ricopre e protegge le fibre nervose.

Quanta carne rossa mangiare a settimana?

Secondo l’Harvard School of Medicine, la carne rossa dovrebbe essere consumata non più di due volte alla settimana, con porzioni al massimo di 110 grammi. Per lo IARC, invece, non bisogna superare un quantitativo di oltre 500 grammi alla settimana. Per le carni processate l’invito è quello di limitarne al massimo il consumo preferendo in ogni caso prodotti DOP senza nitriti e nitrati.

Il consiglio è comunque di discuterne con il proprio nutrizionista per valutare anche l’apporto corretto di elementi come lo zinco e la vitamina B12 considerati importanti per il benessere del corpo umano.

Come cucinare la carne rossa

Ci sono alcuni metodi di cottura da preferire rispetto ad altri nella preparazione della carne rossa. Sicuramente altamente sconsigliata è la grigliatura: alcune sostanze tossiche che si producono cuocendo alla griglia sono collegate allo sviluppo di tumori del colon, della prostata e dello stomaco, in particolare le HCA o amine eterocicliche e i PHA o idrocarburi policlici aromatici.

Anche la cottura ai ferri non è proprio indicata ma sicuramente più salutare rispetto alla griglia per minore produzione di fumi e sostanze tossiche derivate dalla combustione. Ideale però piuttosto lunga è la bollitura.

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I pericoli di un dimagrimento troppo repentino

Una perdita di peso eccessiva e troppo repentina può comportare dei rischi che vengono spesso sottovalutati. Specialmente nelle diete molto restrittive dal punto di vista calorico e carenti dal punto di vista nutrizionale, il dimagrimento può portare a una riduzione della componente muscolare della massa magra. Così, il risultato è quello di un deperimento con conseguenze estetiche negative come viso sciupato e “svuotato”, smagliature, perdita di tessuto connettivo e conseguente aspetto flaccido della pelle.

Qual è una perdita di peso ottimale a livello mensile?

Il dimagrimento in tempi rapidi causa un notevole stress al nostro organismo, sia per un discorso prettamente calorico che, come accennato precedentemente, per una questione di scadente qualità nutrizionale. Ciò comporta spesso e volentieri una perdita di tessuto connettivo e di muscolo oltre che di acqua senza che il grasso in eccesso venga eliminato. Una perdita di peso ottimale è di 3 chili al mese, e comunque non superiore ai 4 chili almeno per le persone in sovrappeso e con obesità di primo grado; nei grandi obesi la perdita iniziale può essere anche maggiore in quanto c’è una maggiore e sproporzionata quantità di liquidi in eccesso che vengono inevitabilmente eliminati. La migliore dieta è quella che consente di ridurre unicamente il grasso corporeo.

Differenza tra dimagrire e perdere peso

Quando si parla di dimagrire si fa riferimento alla riduzione della quantità di grasso corporeo sia di quello viscerale che di quello sottocutaneo non essenziale. Non è detto, però, che la riduzione di peso corrisponda al dimagrimento, infatti, nei dimagrimenti qualitativamente scadenti si registra una riduzione maggiore di muscolo e connettivo rispetto al grasso. Può capitare per esempio che a fronte di una perdita di peso di 5 kg siamo riusciti ad avere un dimagrimento, quindi perdita di grasso, di solo 1 kg; inoltre, per fare un altro esempio e anche per sfatare molti luoghi comuni, l’ipotetico dimagrimento che si registra dopo una sauna o dopo una giornata di digiuno non è altro che riduzione di peso dovuta solo ad una perdita eccessiva di liquidi.

Perché perdere peso velocemente fa male

Perdere peso velocemente e male non apporta sicuramente benefici da un punto di vista fisico e può avere ripercussioni negative in termini di benessere psicologico. Fisicamente oltre a un problema estetico possiamo avere delle conseguenze metaboliche e organiche piuttosto serie, invece psicologicamente, ripetuti dimagrimenti eccessivi portano ad un inevitabile effetto yo-yo che spesso e volentieri conduce a sentimenti di frustrazione e senso di colpa. Più raramente e per fortuna, queste restrizioni alimentari sfociano in disturbi del comportamento alimentare sotto forma di bulimia e anoressia.

L’importanza di farsi seguire da un professionista

Risultano evidenti, dunque, i motivi per i quali è molto importante farsi seguire da un professionista della nutrizione che tramite un piano alimentare adeguato possa garantire un corretto dimagrimento. È indispensabile, in particolare, ricorrere a una dieta personalizzata, quindi studiata su misura, che garantisca il corretto fabbisogno di carboidrati, proteine, grassi, oltre che di micronutrienti. La strategia alimentare ideata dal professionista deve essere sicuramente ipocalorica, capace di preservare la massa muscolare, e il corretto approvvigionamento di macro e micronutrienti deve essere definito ed eventualmente ricalcolato o rivalutato durante il percorso dietetico.

Criticità estetiche

Anche se perdere peso è spesso la soluzione ideale per ottenere un miglioramento estetico, farlo in maniera drastica porta inevitabilmente, come detto a inizio articolo, a trovarsi con il viso “svuotato”. Questo si concretizza in guance flaccide e scavate che conferiscono un aspetto sciupato e invecchiato. Il modo per far fronte a questa eventualità è il lifting facciale, ma non è un intervento da poco e soprattutto prevede tempi di recupero importanti e non sempre affrontabili.

 

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Menopausa e peso: come evitare di ingrassare

La menopausa è quella condizione fisiologica che si instaura nella vita delle donne generalmente a partire dal 50° anno d’età e che comporta la fine della fertilità e l’inizio di una nuova fase che non solo causa dei cambiamenti di tipo metabolico e ormonale ma anche di tipo psicologico. Questi cambiamenti si manifestano in maniera graduale già da qualche anno prima (periodo di premenopausa) e non sempre vengono accettati dalla donna che spesso si abbatte e non li affronta nel giusto modo. Si rende necessario, perciò, adottare delle sane abitudini alimentari e di vita capaci di contrastare quello che è l’incubo di molti e cioè la facilità di mettere chili in più. Vediamo come fare.

Cosa succede al corpo in menopausa

Durante la menopausa nel corpo femminile si verifica una diminuzione graduale e consistente nella produzione di estrogeni, ormoni, questi ultimi, che incidono sulla funzione cardiovascolare, osteoarticolare e neurologica. Un loro calo porta a conseguenze non sottovalutabili come vampate di calore, sudorazioni profuse, palpitazioni e tachicardia, sbalzi della pressione arteriosa, disturbi del sonno, irritabilità, umore instabile, ansia, disturbi della concentrazione e della memoria, diminuzione del desiderio sessuale. Aumenta quindi il rischio cardiovascolare (infarto, ictus, ipertensione) e la possibilità di andare incontro a processi osteoporotici.

La carenza di questi ormoni condiziona negativamente la funzione tiroidea e il mantenimento del tono muscolare con la diretta conseguenza che si tende ad accumulare grasso più facilmente, soprattutto sulla zona addominale rispetto ai fianchi. Ovviamente per le donne che prima della menopausa hanno acquisito già delle sane abitudini di vita e di alimentazione l’aumento di peso si verificherà molto più raramente rispetto a chi invece ha condotto una vita prevalentemente sedentaria.

Perché si ingrassa in menopausa e come evitarlo

Proprio in relazione ai cambiamenti ormonali accennati prima, accade dunque che il metabolismo rallenti a causa della diminuzione del tono muscolare e che la fame nervosa aumenti per meccanismi psicologici di compensazione, ne consegue una notevole facilità a mettere su del grasso corporeo. Questo processo è però contrastabile, ci sono infatti molte armi a tua disposizione, sicuramente un’attività fisica mirata e costante capace di stimolare la muscolatura e di innalzare il metabolismo e un miglioramento dell’alimentazione non tanto in termini quantitativi ma qualitativi.

C’è anche da dire che non tutte le donne ingrassano in menopausa e questo significa che più che la menopausa in sé è spesso come la si affronta a determinare lo spostamento in su dell’ago della bilancia.

Perché rivolgersi ad un nutrizionista in menopausa

Il professionista della nutrizione, in particolare il biologo nutrizionista, può aiutarti a mettere in pratica i buoni propositi quindi consigliarti la strada giusta da intraprendere a livello alimentare. Ti aiuterà sicuramente a far luce sui corretti valori nutrizionali, sugli alimenti più adatti da consumare oltre a darti differenti consigli su come affrontare questo delicato periodo della vita.

In generale, se volessi già mettere in pratica qualche consiglio, sarebbe bene limitare l’assunzione di zuccheri semplici, aumentare il consumo di verdure e ortaggi che sono ricchi di vitamine A, C e K, includere nella propria dieta i legumi ricchi di fitosteroli e fitoestrogeni, incrementare l’utilizzo di cibi che contengono acidi grassi omega 3 come pesce e frutta secca, utili per sostenere la funzione cognitiva e antinfiammatoria. Prediligere, inoltre, i cereali integrali per il loro alto contenuto in fibra ed aumentare il consumo di proteine, utili queste ultime per il mantenimento della massa magra. Ovviamente questi sono solo alcuni dei tanti consigli alimentari che dovrebbero essere messi in pratica, a questi vanno associati buone abitudini di vita come smettere di fumare, evitare il consumo di alcolici e praticare attività fisica per almeno mezz’ora al giorno (basta anche una camminata veloce). In questo modo gli effetti collaterali della menopausa verranno ridimensionati e sarà quindi più facile affrontare questo periodo cruciale della propria vita.

 

 

 

 

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Alimenti e integratori antiage: ecco quali sono i migliori alleati della tua giovinezza

Nella lotta contro l’invecchiamento della pelle e delle cellule l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale: scegliere i cibi giusti rappresenta infatti la migliore strategia per rallentare l’ossidazione cellulare, e di conseguenza ottenere un effetto anti-aging contrastando i radicali liberi. Accanto alla scelta degli alimenti più adatti va inoltre affiancata un’integrazione con sostanze capaci di accentuare questo processo “protettivo”. Vediamo allora quali sono i cibi e gli integratori che si rivelano perfetti alleati della tua giovinezza.

Legumi e frutta oppure ortaggi di color arancio e rosso per un pieno di minerali e vitamine

Generalmente alla base di un processo di invecchiamento cellulare vi è una condizione infiammatoria, per questo un’alimentazione ad hoc deve basarsi sulla presenza di sostanze sia antinfiammatorie che antiossidanti

Una posizione di tutto rispetto la occupa il pesce azzurro, infatti, pesci come sgombro alici e sardine oltre al ben noto salmone contengono una grande quantità di omega-3 in particolare DHA, acido grasso essenziale il cui ruolo a livello fisiologico è quello di sostenere la cascata metabolica che porta alla formazione di sostanze antinfiammatorie nel nostro organismo. Sempre facenti parte della categoria omega-3 vi sono anche gli EPA che oltre alle fonti citate sopra possiamo trovare anche nei semi di lino, di chia o di girasole oltra a frutta secca come noci, nocciole, mandorle e pinoli.

Tra le sostanze antiossidanti consideriamo invece vitamine come la A (carotenoidi), C ed E (tocoferoli), minerali come zinco, selenio, rame e altre molecole come polifenoli, licopene, acido lipoico, coenzima Q10.

Per esempio, cereali soprattutto integrali sono un’ottima fonte di zinco, selenio e tocoferoli, quindi ampio spazio nella nostra dieta a pasta integrale, riso nero, grano saraceno e farro per dirne alcuni. Le verdure, in particolare pomodori, rucola, spinaci e in generale quelle a foglia verde sono ricche in vitamina C. La frutta è una miniera di vitamine e di sostanze ad azione antiossidante, in particolare agrumi, frutti di bosco, albicocche e kiwi.

I legumi e in maniera specifica la soia sono ricchi in polifenoli, soprattutto isoflavoni che hanno tra l’altro un’azione modulatoria il metabolismo di ormoni come gli estrogeni.

Sempre riguardo ai polifenoli che includono molecole come flavonoidi, quercetina, isoflavoni, catechine, sarebbe opportuno arricchire la nostra dieta con alimenti che ne contengono in quantità significativa come cioccolato fondente, olio di oliva, the verde, cipolle, polline.

Menzione speciale per la vitamina E, potente antiossidante i cui principali rappresentanti nel mondo alimentare sono semi di girasole, frutta secca (mandorle, noci e nocciole), olio extravergine di oliva e avocado.

Accanto ad una giusta alimentazione va affiancata l’assunzione di integratori mirati

Mangiare bene è dunque essenziale per rallentare il processo di invecchiamento cellulare. Accanto ad una giusta alimentazione però non va dimenticata un’integrazione con sostanze mirate. Esistono in commercio molti integratori che servono a questo scopo. Qui vogliamo suggerirti i più adatti in tal senso.

Integratori di collagene idrolizzato

Tra gli integratori più importanti da assumere per rallentare l’invecchiamento di pelle e capelli, ci sono sicuramente gli integratori di collagene idrolizzato. Il collagene è una sostanza che l’organismo umano produce spontaneamente fino ai 25 anni, dopodiché la produzione rallenta fino a fermarsi. Già dopo i 30 anni si va in deficit di collagene se non si corre ai ripari. Visto che con l’alimentazione non si riesce a ripristinare i valori, è necessario ricorrere ad un integratore. Gli integratori, infatti contengono aminoacidi specifici e vitamina C che hanno la capacità di stimolare la produzione di collagene endogeno. In commercio vi sono molti integratori a base di collagene idrolizzato (cioè sottoposto ad idrolisi, e quindi reso digeribile ed assimilabile) da assumere in bustine ogni giorno per almeno tre mesi per avere buoni risultati.

Integratori di vitamine e Acido Ialuronico

Dei benefici delle vitamine ne abbiamo parlato precedentemente soprattutto in un’ottica di funzione anti-aging e quindi di contrasto dei radicali liberi. Spesso e volentieri una delle integrazioni di supporto più consigliate è quella con Acido Ialuronico, sostanza già presente e prodotta nel nostro organismo e che si trova principalmente nel tessuto connettivo. Spesso l’età e gli squilibri alimentari ne condizionano negativamente la sintesi endogena, perciò, un’integrazione a riguardo può salvaguardare l’elasticità della pelle prevenendo rughe e i segni del tempo sul viso.

Integratori di Coenzima Q10

Assumere un integratore di Coenzima Q10 significa intervenire contro le rughe in maniera potente. Questo coenzima agisce infatti sugli importantissimi e fondamentali processi di ossidazione cellulare, impedendo lo sviluppo di radicali liberi e inibendo i processi infiammatori che condizionerebbero l’attività energetica dei mitocondri. In questo modo i tessuti avrebbero sempre nuova linfa vitale, rigenerandosi dall’interno e facendo apparire la pelle più giovane ed elastica.

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Pausa estiva 2022

Gentili visitatori si comunica che lo studio nutrizionale del dottor Mauro Meloni rimane chiuso dall’8 al 18 agosto compresi.

Richieste di informazioni ed appuntamenti verranno evase dopo il 18 agosto.

 

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I legumi nella dieta

I legumi sono alimenti di fondamentale importanza per la salute e il benessere di tutti: questo è il motivo per cui dovrebbero essere consumati non meno di 2 o 3 volte alla settimana. Proviamo a capire il perché.

Perché introdurre i legumi nella dieta

Introdurre i legumi nella dieta vuol dire incrementare l’assunzione di vitamine, fra le quali soprattutto quelle che appartengono al gruppo B, che sono essenziali dal punto di vista del metabolismo energetico. I legumi sono anche ricchi di zinco, di calcio e di ferro. Essi aiutano a prevenire sia le patologie cardiovascolari che quelle tumorali; hanno, inoltre, un ridotto indice glicemico, e per questo sono adatti alla dieta dei diabetici. Inoltre, non contengono glutine, il che vuol dire che possono essere mangiati dai celiaci.

Valori nutrizionali e benefici dei legumi

I legumi meritano di essere considerati un antiossidante naturale molto potente, grazie alla presenza di acido fitico e di flavonoidi. Ecco perché dovrebbero essere consumati in maniera regolare, così da contrastare i processi di invecchiamento e degenerativi che scaturiscono dalla presenza di radicali liberi. In più, i legumi contribuiscono a tenere il colesterolo sotto controllo, per effetto delle saponine e della lecitina di cui sono composti: sostanze che svolgono un’azione chelante, il che significa che l’intestino assorbe in misura limitata i trigliceridi, che così possono essere smaltiti più facilmente. Ogni 100 grammi di legumi, 78 sono rappresentati da fibre. Per quel che riguarda i minerali, 100 grammi di prodotto fresco contengono 2 milligrammi di ferro, mentre nei legumi secchi questo valore si moltiplica per 3.

Quali legumi prediligere

Ma quali sono i legumi da privilegiare? Le possibilità di scelta sono numerose, e si spazia dai fagiolini alle fave, dai ceci alle lenticchie, dai piselli ai fagioli. In tutti i casi si può essere certi di assumere un notevole quantitativo di fibra, con effetti benefici per l’organismo. I piselli, inoltre, sono molto ricchi di acqua, e per questo il loro potere calorico è più basso di quello della maggior parte degli altri legumi. Le lenticchie costituiscono una eccellente fonte di proteine, di potassio e di fosforo, ma soprattutto di isoflavoni, da cui scaturiscono proprietà antiossidanti.

Quanto frequentemente consumare i legumi

 I legumi dovrebbero essere consumati almeno 2 o 3 volte alla settimana. Il consiglio è di assumerli insieme con i cereali, per un apporto proteico ottimale. Ecco perché un primo piatto come la pasta e fagioli, pur molto semplice, è perfetto dal punto di vista nutrizionale; e lo stesso dicasi per il riso con i piselli.

Come evitare gli effetti indesiderati dei legumi

Come noto, i legumi possono irritare il colon causando fenomeni di meteorismo. La colpa è della cuticola esterna, caratterizzata da una struttura complessa. Per evitare ogni effetto indesiderato, è consigliabile usare un passaverdura con il quale la cuticola potrà essere triturata in parti di dimensioni ridotte. Così, nel momento in cui l’intestino sarà raggiunto dalla fibra, questa risulterà digerita almeno in parte. In alternativa, è sufficiente comprare i legumi già decorticati.

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Tutto sul Kefir

Il Kefir, conosciuto anche come kefyr o kephir, è un latticino fermentato. Per realizzarlo si possono usare il latte di capra, il latte di pecora o il latte di vacca. È composto da acqua, proteine, grassi e zuccheri; le proteine sono facili da digerire in virtù della proteolisi della fermentazione.

Che cos’è il Kefir

Il Kefir è un derivato del latte, e viene ritenuto un latticino perché non si produce con la coagulazione delle proteine caseine: insomma, fa parte della stessa categoria della panna, del burro, della ricotta e dello yogurt. Il prodotto viene realizzato a partire da granuli che vengono messi in incubazione con dell’acqua o con del latte, frutto di una particolare miscela di lieviti e di batteri. In base alle caratteristiche del latte che viene utilizzato, le caratteristiche organolettiche e i valori nutrizionali del Kefir cambiano; altri parametri importanti in tal senso sono le condizioni di conservazione, la temperatura di fermentazione, il tempo di fermentazione e la composizione dei grani dal punto di vista microbiologico.

Proprietà e benefici del Kefir

Il Kefir viene ritenuto una fonte ottimale di calcio, di fosforo, di proteine ad elevato valore biologico e di vitamine, nello specifico del gruppo B. La quantità di colesterolo e di grassi saturi è ridotta. La differenza fra i fermenti lattici dello yogurt e i batteri lattici del Kefir sta nel fatto che i secondi arrivano all’intestino attivi e vivi: questo è il motivo per il quale hanno un effetto benefico nei confronti del microbiota intestinale e del suo equilibrio. In più, la fermentazione dello yogurt è quasi solo lattica, mentre la presenza dei lieviti nel Kefir fa sì che essa sia anche alcolica. Ecco perché il Kefir è parzialmente effervescente.

Effetti collaterali e controindicazioni

Gli effetti collaterali e le controindicazioni che derivano dal Kefir sono dovuti al fatto che si tratta di una bevanda fermentata. Ecco, quindi, che in alcuni casi le persone che hanno un sistema digestivo piuttosto delicato rischiano di dover fare i conti con problemi come:

  • I crampi
  • Il battito cardiaco irregolare
  • La diarrea
  • La costipazione.

Il Kefir è controindicato per le persone che soffrono di diabete, dal momento che, pur avendo un indice glicemico ridotto, si caratterizza per un alto punteggio insulinemico. In altri termini, per chi ha il diabete mangiare il Kefir è come mangiare il pane bianco. Questo può essere ancora più vero nel caso del Kefir confezionato, che a volte viene addolcito con lo zucchero.

Come consumare il Kefir

Il Kefir deve essere consumato freddo, fresco e crudo; in molti casi viene abbinato con la frutta o con il miele. Da questo punto di vista, quindi, è molto simile allo yogurt, con il quale condivide anche molteplici peculiarità di tipo gustativo e di natura organolettica. Il Kefir non rientra nella nostra tradizione culinaria, ma è un valido sostituto della ricotta o di altri latticini. Vi si può ricorrere anche per rendere più saporite le insalate, per esempio di pomodoro o di cetriolo.

credits immagine kefiritalia.it

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Chiusura per festività

Si avvisa che lo studio nutrizionale rimarrà chiuso per le festività natalizie dal 23 dicembre al 6 gennaio compresi, rimarranno comunque attive le prenotazioni delle prime visite. Attualmente per il mese di gennaio sono rimaste 4 disponibilità, in ogni caso è necessario sempre considerare un’attesa di almeno un mese. In caso comunque di disdette le prime visite verranno ovviamente anticipate.
Chi fosse interessato a prenotare è invitato a contattarmi o tramite la sezione contatti del sito o tramite mail mel.nutrizionista@yahoo.it oppure lasciando un messaggio WhatsApp al 340-1745550.
Auguro a tutti voi un Felice Natale e un sereno anno nuovo!
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Come pesarsi correttamente

Pesarsi in maniera corretta è un compito molto più complicato di quel che si possa pensare, e non solo per le implicazioni di carattere psicologico che derivano dal timore del dato che comparirà sulla bilancia. Prima di tutto, è necessario scegliere la frequenza giusta con la quale pesarsi: per esempio, non ha senso farlo tutti i giorni, sia perché rischia di essere scoraggiante, sia perché non ha alcuna utilità dal punto di vista pratico: infatti, nel corso di una stessa giornata il peso può cambiare a seconda del ciclo ormonale e delle emozioni, ma anche in base a ciò che si mangia e delle attività svolte. Di conseguenza una misurazione quotidiana può portare a delle interpretazioni non corrette.

Quando ci si deve pesare

Se si vuol essere certi di avere dei risultati affidabili e che, soprattutto, possano essere confrontati in modo attendibile, è opportuno pesarsi:

  • Una volta alla settimana
  • Senza indumenti addosso
  • Al mattino, quando si è ancora a digiuno, più o meno un quarto d’ora dopo che ci si è svegliati.
  • Possibilmente sempre alla stessa ora e nello stesso giorno della settimana.

Aspettare circa quindici minuti dopo essersi alzati per pesarsi serve a far sì che l’acqua si possa distribuire nel corpo.

Le precauzioni da adottare

Ovviamente è consigliabile impiegare la stessa bilancia, perché è ovvio che da dispositivi diversi possono scaturire dati differenti, per quanto in misura lieve. Quando si sale sulla bilancia, è opportuno mantenere paralleli i piedi, perché così facendo il peso del corpo può essere distribuito in modo omogeneo. Nel corso della misurazione è opportuno rimanere in posizione eretta: insomma, non ci si deve piegare in avanti per sbirciare il numero mostrato dalla bilancia, ma occorre attendere che la rilevazione sia conclusa. La cifra che appare indica il peso del corpo nella sua totalità, compresi il sangue, i liquidi, i muscoli, le ossa e ovviamente il grasso. Proprio per questo motivo, non è detto che un incremento o una riduzione di peso corrispondano sempre a una variazione della massa muscolare o del grasso corporeo.

Pesarsi quando si è a dieta

Nel caso in cui si stia seguendo un regime alimentare finalizzato a un calo ponderale, è normale che all’inizio si riscontri una diminuzione netta del peso, che dipende non per forza da una riduzione della massa grassa, ma anche da una perdita di liquidi. Viceversa, se si applica una dieta che deve favorire un incremento della massa muscolare, può essere che l’aumento di peso che si rileva sia il frutto di una maggiore quantità di liquidi nel corpo e non sia correlato unicamente alla massa muscolare.

Come valutare in maniera corretta il proprio peso

La pazienza è una dote indispensabile nel momento in cui si inizia a seguire una dieta specifica. Non ha senso attendersi risultati in tempi brevi: meglio avere una visione di lungo termine, anche per beneficiare di un effetto più longevo. Il peso, d’altra parte, è solo uno dei parametri che è necessario tenere in considerazione per valutare il buono o il cattivo esito di un certo regime alimentare. Pesarsi in modo appropriato vuol dire sapere come interpretare il peso che viene mostrato a seconda dei risultati che si è interessati a ottenere e degli obiettivi a cui si punta.

Quale bilancia comprare

Sul mercato attualmente si possono trovare bilance in grado non solo di rilevare il peso corporeo, ma anche di misurare ulteriori parametri, come la massa muscolare, la percentuale di acqua, l’indice di obesità, la percentuale di massa magra e la percentuale di massa grassa. Si tratta di dispositivi che nella maggior parte dei casi si possono connettere tramite Bluetooth allo smartphone, e aiutano a tracciare i propri progressi e a verificare l’andamento degli stessi nel corso del tempo.

Perché il peso non è un dato preciso: i parametri in gioco

Il peso ideale non esiste; piuttosto, è meglio parlare di peso equilibrato. In ogni caso è sbagliato focalizzarsi in modo quasi ossessivo sul valore che verrà mostrato dalla bilancia, proprio perché – come si è accennato – sono numerosi i fattori che possono variare il peso: le caratteristiche del cibo che viene ingerito, il livello di idratazione, la temperatura esterna, il ciclo femminile, e così via.

La scelta della bilancia pesapersone perfetta

Esistono diverse bilance pesapersone tra cui scegliere: si spazia dai modelli digitali a quelli meccanici, più tradizionali. Nel novero delle soluzioni di ultima generazione, poi, vale la pena di citare le bilance smart, quelle con il display retroilluminato e quelle con il bluetooth. Le bilance digitali si basano su un sistema di sensori all’avanguardia che assicura i più alti standard di precisione. La funzione di spegnimento automatico e la tecnologia step-on sono due dotazioni comuni, e permettono di usufruire di una lettura immediata nel momento stesso in cui si sale sulla bilancia.

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10 piatti leggeri e gustosi per il pranzo in ufficio

Sicuramente uno dei momenti più critici nel seguire una dieta è per alcuni l’organizzazione del pranzo a lavoro. A volte capita di doversi arrangiare con dei pasti veloci e di dubbia qualità come tramezzini, tranci di pizza o panini con salse, altre volte molte persone preferiscono saltare il pranzo per rimanere concentrati sul lavoro evitando così il classico assopimento post-prandiale. Considerando che da un punto di vista metabolico entrambi gli approcci sono sbagliati ho ritenuto opportuno lasciare alcune idee semplici che potrebbero apportare benefici in termini di energia e risorse e benessere metabolico.

  • Insalata di riso con tonno al naturale, olive, mais + sedano e carote o altre verdure di gradimento. Una variante può essere utilizzando del farro (più proteine e fibre) al posto del riso oppure del salmone affumicato o dei gamberetti sgusciati al posto del tonno.
  • Pasta fredda con pomodorini e feta greca. Varianti possibili: riso o farro al posto della pasta, mozzarelline light al posto di feta greca o zucchine al posto di pomodorini.
  • Panino con bresaola, rucola e scaglie di grana o parmigiano. Bene anche del prosciutto crudo sgrassato al posto della bresaola. Il consiglio è di acquistare affettati DOP privi di nitriti.
  • Insalata con verdure a foglia (lattuga, radicchio ecc..) + pomodoro, mais, mozzarella light e tonno al naturale. Possibile variante con uova sode al posto del tonno oppure un latticino più leggero tipo ricotta vaccina o di pecora al posto di mozzarella.
  • Insalata con pomodori e cetrioli + ceci o fagioli. Bene anche altre verdure a foglia o altri legumi come lenticchie o lupini.
  • Insalata con verdure a foglia + mele o mix di frutta di stagione e aggiunta di un po’ di frutta secca tipo noci o pinoli. 
  • Manzo all’inglese con rucola e scaglie di grana o parmigiano.
  • Insalata con verdure a foglia + avocado e salmone affumicato. Possibile variante con gamberetti sgusciati o tagliata di petto di pollo al posto del salmone.
  • Insalata di quinoa con pollo + zucchine e carote.
  • Dadini di pollo con contorno di riso basmati e fagiolini o zucchine. Aggiunta di curry in polvere se gradita.

I piatti possono essere conditi con olio e.v.o. di qualità. Consigliata un’aggiunta modesta di pane tostato o cracker integrali qualora non siano presenti alimenti con carboidrati. Opzionale l’aggiunta di spezie o erbe aromatiche come anche di un cucchiaino di semi tipo sesamo, chia, zucca o girasole.

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